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In memoria di Dino Budroni
Sono Ilaria Cucchi, 38 anni, madre di 2 figli, amministratrice di condomini. Vivo a Roma. Di Roma e' tutta la mia famiglia: Giovanni 64 anni geometra, Rita 63 anni, maestra in pensione. Boy-scout e parrocchia sono sempre stati i miei impegni extra familiari ed il mio piccolo mondo nel quale sono cresciuta.
Non da sola... ma insieme a mio fratello Stefano, quello "famoso", Stefano Cucchi, "famoso" perché morto tra sofferenze disumane quando era in mano dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato.
Sono alta un metro e sessanta centimetri, come Stefano, e peso 48 chili, come mio fratello Stefano. Non sono malata ma in ottima forma fisica e sono viva. Non mi hanno picchiato, non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena, non ho avuto per questo bisogno di cure mediche. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che non conoscevo, ostile, esosa, cieca, spietata, assassina.
Ho una nuova famiglia che con me condivide un destino tragico, ma una determinazione incrollabile come incrollabile è la fiducia che abbiamo nel riuscire ad ottenere verità. La mia nuova famiglia è formata da Patrizia Moretti, Lucia Uva, Domenica Ferrulli.
Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli sono i loro morti. Fabio Anselmo, colui che ci aiuta e che ci ha unite ed insegnato a combattere questa battaglia difficile l'una per l'altra, unite ed insieme. Sono persone meravigliose, semplici e vere, che non permettono che mi senta sola e che mi danno la forza per continuare quando la forza vacilla. Questo è ora diventato il mio mondo.
La morte terribile di mio fratello non ha lasciato solo vuoto e dolore immenso, non ha lasciato solo la rabbia per l'ingiustizia subita, la ribellione alla irriguardosa mistificazione della verità, ma anche il calore ed il conforto di queste persone e quello di tante altre che ci aiutano e seguono affinché Stefano e gli altri non vengano seppelliti nell'oblio, senza dignità e senza giustizia.
Per questo abbiamo costituito l'"Associazione Federico Aldrovandi - Le loro voci".
Non so cosa sono diventata, ma so che non sono più quella donna serena e fiduciosa del mondo che la circonda e dello Stato che ero prima. Non so cosa sarò quando il mio mio compito sarà terminato. Non so cosa mi rimarrà dentro, ma so che questo è il mio compito e che costi quel che costi lo porterò a termine.
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